La balistica è un settore della tecnica e della scienza tra i più
complessi, ma dopo la perizia degli esperti
del tribunale del Kerala è diventata un argomento da bar sport.
I nostri Fucilieri di Marina,
Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, secondo le conclusioni del Forensic
Sciences Laboratory , la scientifica indiana, il 15 febbraio scorso avrebbero
sparato con "due Beretta Arx 160" e ucciso i due pescatori indiani,
gli unici svegli in coperta sul peschereccio St. Anthony al largo della costa
indiana: durante la presunta sparatoria il comandante e il resto
dell’equipaggio dormivano alla grande sottocoperta, ma non dormivano abbastanza
per vedere la nave da cui avrebbero visto partire i colpi.
La “scientifica” indiana, con la stessa approssimata perizia con cui le autorità indiane applicano
e riconoscono il Diritto Internazionale e della Navigazione, esaminando i
proiettili rinvenuti nei corpi dei due poveri pescatori avrebbe determinato che
sono stati sparati da bordo della Enrica Lexie con due Beretta ARX 160.
Purtroppo, per la credibilità di questa dichiarazione, non risulta
che questi fucili fossero a bordo della Enrica Lexie ed anche un allievo perito
balistico sa che un proiettile senza l’arma che l’ha sparato non è in grado di
estrinsecare tutte le informazioni che racchiude, ma il Tribunale del Kerala
sembra non dare importanza a questo aspetto e con le sue esternazioni continua
ad alimentare dubbi su dubbi screditando se stesso e l’intera India.
Per capire meglio il significato
di una simile asserzione si deve ricorrere ad un percorso di fantasia privo di
logica, come immaginare di trovare una sciarpa per strada e dichiarare: questa
sciarpa è di “Laura” (o di chiunque altro) perché probabilmente esiste da qualche parte
del mondo una “Laura” con una simile sciarpa e se questa “Laura” esiste è certo
che l’ha abbandonata lei!
L’ARX 160 è un fucile automatico “di
nuova generazione” ancora in fase di valutazione dalle nostre FA e da alcune
altre nazioni. È prodotto dalla Beretta a livelli minimi per mettere a punto le
linee di produzione e soprattutto per
testare l’arma in impieghi operativi, come per esempio il teatro Afghano, dove
il Reggimento San Marco ha utilizzato negli scorsi mesi un lotto di 37
esemplari di questo fucile. L’ARX non è un fucile di precisione, come per
esempio il Sako o l’Accuracy, è un fucile d’assalto in polimeri destinato alla
produzione di massa e che dovrebbe sostituire il 59/70 nelle nostre FA. Comunque
è certo che quel fucile non era bordo della motonave, ed infatti non è stato
trovato durante la perquisizione, dimostrando con la sua assenza un’altra
manovra di depistaggio da parte delle autorità indiane sempre più arrovellate
nel tentativo di salvare la faccia in una situazione che diventa sempre più
grottesca e che ha minato a livello internazionale l’immagine di questa potente
nazione, desiderosa di ritagliarsi un posto tra le grandi potenze del pianeta,
ma in realtà ancorata a concetti di giustizia tribale.
Oltre alle notizie sulle ridicole perizie
balistiche in Kerala girano altre voci, seppure passate da bocca ad orecchio e
lontane dalla platealità dei media. Sono state raccolte in Italia all’interno
di un’inaspettata comunità di cittadini del Kerala, informati e culturalmente
preparati e che hanno contatti pressoché quotidiani con la madre patria e che
lontani dalle telecamere e dai microfoni dichiarano: in Kerala le forze dell’ordine, anche quelle dedite al controllo della
pesca e che continuamente scambiano colpi di arma da fuoco con i vicini
cingalesi, sono spesso dedite ad attività illegali, come chiedere il pizzo a
chi a dir loro infrange la loro legge. Gli stessi rumors riferiscono che in Kerala sono in molti ad essere convinti
che i due poveri pescatori indiani siano stati uccisi da un guardiacoste
indiano. Forse perché l’imbarcazione non aveva aderito alle loro richieste o
forse perché il St Anthony era stato scambiato per un peschereccio cingalese o
forse perché si è trovato casualmente coinvolto in uno scontro a fuoco, ma comunque siano andate le cose
sono stati uccisi dagli stessi indiani.
Negli ultimi anni più di 500
pescatori indiani hanno perso la vita in quel braccio di mare durante scontri a
fuoco tra lo Sri Lanka e l’India che battagliano sui diritti alla pesca e, pur
non avendo notizie ufficiali dal Governo di Colombo, è probabile che anche
numerosi cingalesi siano morti sotto il tiro dei guardiacoste indiani.
Il problema per riportare a casa i
nostri fucilieri è quindi ancora quello di trovare una via per salvare la
faccia ad una nazione che nonostante il suo incredibile aumento del PIL, un
esercito di tutto rispetto e le casse piene di dollari è ancora un paese ben
lontano dagli elementi fondanti delle nazioni democratiche occidentali.
Anche a noi piacerebbe pensare ad
un’attività di special ops da parte
dei nostri incursori per liberare i nostri fieri e dignitosi Fucilieri, ma
questo non è attuabile, pur avendo tra i nostri Reparti e chi li comanda elementi
in grado di farlo. Se qualcuno dubitasse di questa mia asserzione lo invito a
rileggersi la storia dei nostri Reparti speciali durante le due guerre
mondiali, storia da cui si potrebbero ricavare i copioni per innumerevoli action movie basati su storie vere.
La nostra bistrattata Italia è strutturata
– per fortuna – su concetti di civiltà e
di cultura che privilegiano il confronto e il rispetto del Diritto anche quando
è costretta a trattare con dei banditi
di strada (o di mare) che antepongono l’arroganza della violenza ai concetti
basilari della Civiltà.
L’Italia ha abbandonato ormai da
millenni, se mai l’abbia mai applicata, la legge del taglione che ha sostituito
prima con il diritto sviluppato dalla Civiltà Romana e poi durante il
Rinascimento, con quei concetti di Diritto che sono stati assunti dal mondo
intero come fondanti e irrinunciabili.
A quanto pare per molte altre
nazioni, come per esempio l’India, non è ancora così e si comportano con la
volgarità di un ignorante diventato ricco per caso.
In questo scenario va giudicato il
comportamento del nostro Governo, nonostante alcuni errori commessi in questa
vicenda da un pressapochismo che pervade la politica e l’opinione pubblica nostrana.
In questo contesto il comportamento
dei nostri due Fucilieri, pur nella
sventura brilla come esempio di stile e di civiltà.
Ricordiamocelo quando torneranno in
Italia, tramandandone la fierezza e la dignità dei giusti alle generazioni
future. (at)
Per saperne di più:
http://www.linkiesta.it/maro-india-falsita