venerdì 27 aprile 2012

DAL KERALA: PALLE, BALLE E RUMORS



La balistica è un settore  della tecnica e della scienza tra i più complessi, ma dopo la perizia degli esperti  del tribunale del Kerala è diventata un argomento da bar sport.
I nostri Fucilieri di Marina, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, secondo le conclusioni del Forensic Sciences Laboratory , la scientifica indiana, il 15 febbraio scorso avrebbero sparato con "due Beretta Arx 160" e ucciso i due pescatori indiani, gli unici svegli in coperta sul peschereccio St. Anthony al largo della costa indiana: durante la presunta sparatoria il comandante e il resto dell’equipaggio dormivano alla grande sottocoperta, ma non dormivano abbastanza per vedere la nave da cui avrebbero visto partire i colpi.
La “scientifica” indiana,  con la stessa approssimata  perizia con cui le autorità indiane applicano e riconoscono il Diritto Internazionale e della Navigazione, esaminando i proiettili rinvenuti nei corpi dei due poveri pescatori avrebbe determinato che sono stati sparati da bordo della Enrica Lexie con due Beretta ARX 160.
Purtroppo, per la  credibilità di questa dichiarazione, non risulta che questi fucili fossero a bordo della Enrica Lexie ed anche un allievo perito balistico sa che un proiettile senza l’arma che l’ha sparato non è in grado di estrinsecare tutte le informazioni che racchiude, ma il Tribunale del Kerala sembra non dare importanza a questo aspetto e con le sue esternazioni continua ad alimentare dubbi su dubbi screditando se stesso e l’intera India.
Per capire meglio il significato di una simile asserzione si deve ricorrere ad un percorso di fantasia privo di logica, come immaginare di trovare una sciarpa per strada e dichiarare: questa sciarpa è di “Laura” (o di chiunque altro)  perché probabilmente esiste da qualche parte del mondo una “Laura” con una simile sciarpa e se questa “Laura” esiste è certo che l’ha abbandonata lei!

L’ARX 160 è un fucile automatico “di nuova generazione” ancora in fase di valutazione dalle nostre FA e da alcune altre nazioni. È prodotto dalla Beretta a livelli minimi per mettere a punto le linee di produzione  e soprattutto per testare l’arma in impieghi operativi, come per esempio il teatro Afghano, dove il Reggimento San Marco ha utilizzato negli scorsi mesi un lotto di 37 esemplari di questo fucile. L’ARX non è un fucile di precisione, come per esempio il Sako o l’Accuracy, è un fucile d’assalto in polimeri destinato alla produzione di massa e che dovrebbe sostituire il 59/70 nelle nostre FA. Comunque è certo che quel fucile non era bordo della motonave, ed infatti non è stato trovato durante la perquisizione, dimostrando con la sua assenza un’altra manovra di depistaggio da parte delle autorità indiane sempre più arrovellate nel tentativo di salvare la faccia in una situazione che diventa sempre più grottesca e che ha minato a livello internazionale l’immagine di questa potente nazione, desiderosa di ritagliarsi un posto tra le grandi potenze del pianeta, ma in realtà ancorata a concetti di giustizia tribale.

Oltre alle notizie sulle ridicole perizie balistiche in Kerala girano altre voci, seppure passate da bocca ad orecchio e lontane dalla platealità dei media. Sono state raccolte in Italia all’interno di un’inaspettata comunità di cittadini del Kerala, informati e culturalmente preparati e che hanno contatti pressoché quotidiani con la madre patria e che lontani dalle telecamere e dai microfoni dichiarano: in Kerala le forze dell’ordine, anche quelle dedite al controllo della pesca e che continuamente scambiano colpi di arma da fuoco con i vicini cingalesi, sono spesso dedite ad attività illegali, come chiedere il pizzo a chi a dir loro infrange la loro legge. Gli stessi rumors riferiscono che in Kerala sono in molti ad essere convinti che i due poveri pescatori indiani siano stati uccisi da un guardiacoste indiano. Forse perché l’imbarcazione non aveva aderito alle loro richieste o forse perché il St Anthony era stato scambiato per un peschereccio cingalese o forse perché si è trovato casualmente coinvolto in uno scontro  a fuoco, ma comunque siano andate le cose sono stati uccisi dagli stessi indiani.
Negli ultimi anni più di 500 pescatori indiani hanno perso la vita in quel braccio di mare durante scontri a fuoco tra lo Sri Lanka e l’India che battagliano sui diritti alla pesca e, pur non avendo notizie ufficiali dal Governo di Colombo, è probabile che anche numerosi cingalesi siano morti sotto il tiro dei guardiacoste indiani.
Il problema per riportare a casa i nostri fucilieri è quindi ancora quello di trovare una via per salvare la faccia ad una nazione che nonostante il suo incredibile aumento del PIL, un esercito di tutto rispetto e le casse piene di dollari è ancora un paese ben lontano dagli elementi fondanti delle nazioni democratiche occidentali.
Anche a noi piacerebbe pensare ad un’attività di special ops da parte dei nostri incursori per liberare i nostri fieri e dignitosi Fucilieri, ma questo non è attuabile, pur avendo tra i nostri Reparti e chi li comanda elementi in grado di farlo. Se qualcuno dubitasse di questa mia asserzione lo invito a rileggersi la storia dei nostri Reparti speciali durante le due guerre mondiali, storia da cui si potrebbero ricavare i copioni per innumerevoli action movie basati su storie vere.
La nostra bistrattata Italia è strutturata  – per fortuna – su concetti di civiltà e di cultura che privilegiano il confronto e il rispetto del Diritto anche quando è costretta a trattare  con dei banditi di strada (o di mare) che antepongono l’arroganza della violenza ai concetti basilari della Civiltà.
L’Italia ha abbandonato ormai da millenni, se mai l’abbia mai applicata, la legge del taglione che ha sostituito prima con il diritto sviluppato dalla Civiltà Romana e poi durante il Rinascimento, con quei concetti di Diritto che sono stati assunti dal mondo intero come fondanti e irrinunciabili.
A quanto pare per molte altre nazioni, come per esempio l’India, non è ancora così e si comportano con la volgarità di un ignorante diventato ricco per caso.
In questo scenario va giudicato il comportamento del nostro Governo, nonostante alcuni errori commessi in questa vicenda da un pressapochismo che pervade la  politica e l’opinione pubblica nostrana.
In questo contesto il comportamento dei nostri due Fucilieri,  pur nella sventura brilla come esempio di stile e di civiltà.
Ricordiamocelo quando torneranno in Italia, tramandandone la fierezza e la dignità dei giusti alle generazioni future. (at)
Per saperne di più:
http://www.linkiesta.it/maro-india-falsita

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