mercoledì 18 gennaio 2012

TRA ONORE E CONCORDIA

 
 Il Comandante dell'Andrea Doria Piero Calamai

E' agli arresti domiciliari a casa sua, a Meta di Sorrento Francesco Schettino, il comandante della Costa Concordia naufragata venerdì notte a Isola del Giglio. Nel naufragio hanno perso la vita 11 persone e ci sono ancora 28 dispersi.
E’ molto probabile che a breve  potremmo vedere il comandante Francesco Schettino svolazzare da un talk show ad un altro come un divo, esponente di una morale populista e televisiva che ha dimenticato da un pezzo il senso dell'Onore, considerato il retaggio di un mondo ormai passato.


Il comandante Francesco Schettino,  che dopo aver condotta alla rovina la sua nave scappa nella notte abbandonandola con a bordo ancora centinaia di persone e farfuglia scuse meschine al comandante del Porto di Livorno che cerca di ricondurlo ai suoi doveri, mi riporta alla mente un
analogo avvenimento del 1956.

Il 26 luglio di quell'anno, la nave passeggeri Andrea Doria con circa 1800 ospiti a bordo oltre all'equipaggio, fu speronata dalla nave svedese Stockholm al largo del faro galleggiante di Nantucket a circa 10 ore di navigazione da New York.  Nello speronamento morirono 46 passeggeri, quelli che erano ospitati nelle cabine della fiancata investita dalla prua della nave Stockolm. Tutti gli altri si salvarono come riportato da queste note tratte da un libro sull’argomento:
“Il numero limitato di vittime ed il completo successo delle operazioni di soccorso è merito del comportamento eroico dell'equipaggio dell'Andrea Doria e soprattutto del comandante Piero Calamai e delle rapide e difficili decisioni da lui prese in momenti tanto concitati. Tali capacità furono dovute alla sua grande esperienza come dimostrato dalle due Croci di Guerra al valore da lui ottenute nelle due Guerre Mondiali e dal senso del dovere e dell'onore. Dopo il salvataggio di tutti i passeggeri il comandante Calamai restò a bordo dell'Andrea Doria rifiutandosi di mettersi in salvo; fu costretto a farlo dai propri ufficiali tornati indietro appositamente. Egli dichiarò  ai propri sottoposti, prima di farsi convincere ad abbandonare per ultimo la nave, che era suo dovere rimanere a bordo di guardia al transatlantico: un'antica legge marinara, infatti, autorizza chiunque prenda possesso di un'imbarcazione abbandonata di farne cosa propria. Eroicamente, il comandante Calamai intendeva scongiurare tale possibilità.”

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