domenica 4 dicembre 2011

AL BATEEN-HERAT


Il trasferimento da Abu Dhabi ad Herat sarebbe relativamente breve se si potesse sorvolare l’Iran ma questo per ovvi e comprensibili motivi non è possibile e così il C130 J-30  della 46a Aero Brigata di Pisa, che fa base ad Al Bateen, impiega circa 4 ore per giungere all’aeroporto di Camp Arena, a seconda del vento,  sorvolando  l’Oman e poi l’Oceano Indiano sino al Pakistan inserito nel  “boulevard xx” come viene chiamato il particolare corridoio aereo largo circa 10 miglia riservato agli aerei della coalizione ISAF e da questa controllato. Come in una vera autostrada i velivoli più lenti volano sulla destra posizionati dal controllo aereo su varie quote. Dalla cabina di pilotaggio del nostro C130, dove per effettuare alcune riprese video sul volo siamo ospiti del capitano Andrea Placenti 38 anni, comandante del velivolo. Alla nostra sx vediamo sfrecciare due A-10 che ci sorpassano, per quanto siano dei jet  non particolarmente veloci rispetto al nostro C130 sono velocissimi ed in pochi attimi li vediamo sparire all’orizzonte davanti a noi. Poco tempo prima di entrare nel cielo afghano il velivolo assume un profilo di volo tattico. Tutte l luci vengono spente e attivati tutti i sistemi di difesa passiva. L’equipaggio composto da sei persone, comandante e piloti compresi, indossa il corpetto antiproiettile con il kit di sopravvivenza e di difesa ravvicinata. 



Il Primo Maresciallo Tommaso Esposito cargo master e responsabile della stiva ordina ai suoi due collaboratori, il Primo Maresciallo Gennaro Testa e il Maresciallo di 2° grado Roberto Fraccola di raggiungere i posti di combattimento che nel C130 sono per loro le due porte posteriori laterali del velivolo. Sui vetri delle porte sono infatti riportati dei numeri che corrispondono all’arco di cielo a fianco, davanti e dietro il velivolo visibile da quel punto di vista. Se un missile sensibile alle emanazioni di calore dovesse agganciare il velivolo gli specialisti possono attivare i flare di inganno puntati verso quel dato punto ed azionarli con una specie di joystick. In cabina è  il comandante Placenti che sovraintende a tutti i vari sistemi di protezione passiva che comprende oltre ai lanciatori di flare sistemi di ECM e altri dispositivi riservati, mentre il primo pilota, il capitano Gianluca Vuturo, 36 anni ed il secondo pilota, il capitano Alessandro d’Amico, 33 anni, sono evidentemente molto più concentrati sulla condotta del velivolo controllando di continuo i dati di volo proiettati anche su gli HUD riportandoli per riscontro su diversi sistemi per verificarne l’esattezza.  In lontananza, a prua, picchi rocciosi emergono da una fitta coltre di nebbia sotto la quale c’è Herat. Per quanto l’aereo sia dotato di sofisticatissimi sistemi di navigazione ogni tempo e l’equipaggio è visibilmente preparato immergersi nel bianco di nebbia ci riempie di una certa apprensione. Batuffoli di nebbia più densi degli altri si materializzano e scompaiono velocemente su muso vetrato del velivolo sfrecciando lateralmente, dando l’impressione della velocità, altrimenti non rilevabile durante il volo nel chiaro. L’aereo atterra senza problemi e decelera rapidamente con l’aiuto dei reverse delle eliche. Le operazioni di scarico e carico sono velocissime, dopo meno di un’ora il C130 J è nuovamente in volo verso Al Bateen. Al suo rientro le squadre di manutenzione prenderanno in consegna il velivolo ed inizieranno un ciclo di controlli che dureranno un’intera giornata. La mattina successiva l’equipaggio si presenterà in linea di volo due ore prima del decollo ed attuerà a sua volta una complessa e completa check list di controlli alla presenza del responsabile della squadra di manutenzione: la parola d’ordine per i “ragazzi” della 46a schierati con la Task Force Air è infatti sicurezza a 360 gradi.(Fotografia di Giusepe Lami)

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